CURIOSITÀ


HANSATSU: LE BANCONOTE DEL GIAPPONE FEUDALE
Davide Oldrati © 2015

Immaginiamo un paese lontano, circondato dal mare. Un paese inaccessibile, ermeticamente chiuso al mondo esterno per oltre 250 anni, in cui una cultura millenaria di codici e cerimonie si cristallizza sotto il governo pacifico e prospero dello Shōgun. Stiamo immaginando il paese del sole nascente, il Giappone dei samurai nell'era affascinante e misteriosa dello Shōgunato dei Tokugawa (1603-1868).

Un'era che la numismatica contribuisce a mantenere viva grazie a piccole banconote dalla forma allungata simile a quella dei segnalibro, emesse dalle amministrazioni dei singoli feudi. Sono le Han-satsu (banconote del feudo), molto antiche e tuttavia ancora relativamente economiche sul mercato (al momento...). Da appassionato numismatico, ho colto l'occasione per proporre un viaggio a ritroso nel tempo in quel paese perduto.

stemma della famiglia Tokugawa

VERSO UN GIAPPONE UNITO

La storia dell'unificazione del Giappone sotto un unico Shōgun è un'affascinante tessitura di intrighi di palazzo celati dietro mura di castelli a pagoda ed epiche battaglie tra leggendari eserciti di guerrieri samurai in cui l'antico codice del bushido fa i conti per la prima volta con l'avvento delle armi da fuoco (i primi archibugi ad un solo colpo il cui dispiegamento in battaglia renderà famigerato il nobile Oda Nobunaga, iniziatore del processo di unificazione).


Pannello raffigurante la battaglia di Sekigahara (1600)

Dopo la vittoria contro l'alleanza dei daimyō occidentali nella battaglia di Sekigahara dell'ottobre 1600, Ieyasu Tokugawa, capo del clan Matsudaira di Mikawa, conquista la posizione di Shōgun del Giappone, rimasta vacante per 27 anni dopo che il precedente Shōgun era stato espulso da Kyotō nel 1573 dallo stesso Oda Nobunaga. L'evento della battaglia di Sekigahara chiude la saga dell'unificazione del Giappone, cominciata 50 anni prima da Oda Nobunaga, capo del clan Oda e daimyō (“feudatario”) della Provincia di Owari.




“Nobunaga macina la farina, Hideyoshi impasta la torta, Ieyasu si siede e la mangia.”
(C. Nakane, S. Oishi, “Tokugawa Japan”, University of Tokyo Press, 1991)


Oda Nobunaga

Inizialmente alleato del clan degli Ashikaga, Nobunaga aiuta Yoshiaki, erede legittimo del titolo di Shōgun, a riconquistare il potere sottrattogli con un colpo di mano da un'alleanza di clan rivali. Quando però risulta chiaro che il potere militare degli Oda costituisce una minaccia per il potere degli Ashikaga, Yoshiaki comincia a formare un'alleanza per contrastarlo. La guerra che ne scaturisce, nonostante gli iniziali successi militari di Yoshiaki, termina con la sconfitta dello Shōgun a Kyōto. Assediato dall'esercito di Nobunaga, Yoshiaki chiede rinforzi al clan alleato dei Takeda ma, improvvisamente, muore il capoclan Shingen e il clan Takeda si ritira dalla guerra. Rimasto in inferiorità numerica e di fronte all'alternativa di arrendersi e perdere l'onore, Yoshiaki non ha scelta: deve affrontare il nemico sul campo e andare incontro al suo destino.
Con la sconfitta di Yoshiaki e la sua condanna all'esilio, nel 1573 termina lo shōgunato degli Ashikaga.
Oda Nobunaga

Sono ben note la crudeltà e la spregiudicatezza di Oda Nobunaga, che abitualmente dopo la battaglia brucia vivi gli avversari superstiti come monito e che non esita a fare largo impiego sul campo di battaglia delle prime armi da fuoco di fabbricazione europea. Tuttavia, nove anni dopo, questa sua indole gli si ritorce contro: dopo la conquista di un castello nemico il generale dell'esercito di Nobunaga Akechi Mitsuhide tratta la resa e sua madre viene data come garanzia in ostaggio al clan sconfitto. Ma Oda disattende la parola data e fa giustiziare il capoclan rivale. La povera madre del generale Mitsuhide paga con la vita l'intemperanza di Nobunaga e Mitsuhide giura di vendicarla. Nel 1582 tenta un colpo di stato: Nobunaga e suo figlio ed erede Nobutada si rifugiano nel tempio Honnō-ji di Kyotō. Mitsuhide non ci pensa due volte e fa incendiare il tempio. All'interno dell'edificio in fiamme, in un lago di sangue, giacciono i corpi senza vita di due nobili samurai che, in ossequio alla tradizione, hanno fatto seppuku (suicidio rituale). Corpi che, misteriosamente, non verranno mai trovati.

Hideyoshi Toyotomi

Hideyoshi Toyotomi

Dopo la decapitazione del clan Oda, l'opera di unificazione del Giappone viene proseguita da Hideyoshi Toyotomi, capo del clan Toyotomi vassallo degli Oda. Al secolo Hiyoshimaru, Hideyoshi nasce da una famiglia di umili origini (il padre è un guerriero semplice) ed entra nel clan Oda come servo. Tuttavia si mette in luce per le sue qualità e fa carriera nell'esercito diventando uno dei principali generali di Nobunaga col nome di “Hashiba”. Alla morte del suo signore, Hashiba intravede l'opportunità di riempire il vuoto di autorità nella lotta per la successione e riesce abilmente a indebolire la posizione del candidato favorito a favore del giovane nipote di Nobunaga. Questa interferenza provoca una guerra tra le due fazioni che si conclude con la vittoria dell'alleanza del clan Hashiba. Ora rimane solo un ostacolo sulla strada verso lo shōgunato: il suo umile lignaggio. Dopo il tentativo fallito di farsi adottare da Yoshiaki, ultimo shōgun della dinastia Muromachi esiliato dallo stesso clan Oda di cui lui stesso è vassallo, Hashiba si dovrà accontentare del titolo di Reggente (i Reggenti erano in tutto 6).

Tuttavia non si placa la sua fame di potere e nel giro di cinque anni riesce a sottomettere tutto il Giappone unificandolo e imponendo riforme importanti come la messa al bando e la confisca di tutte le spade di proprietà dei civili, riservando esclusivamente ai militari l'uso delle armi. Questo naturalmente contribuisce a sedare le rivolte contadine ed aumenta in Hashiba, nel frattempo insignito del nome imperiale di Toyotomi, la sensazione di avere il pieno controllo del territorio. Così decide di intraprendere una campagna di conquista in Corea, cosa che lo mette in conflitto con la potente dinastia Ming cinese. La campagna di Corea si rivelerà disastrosa per i Toyotomi e per la popolazione coinvolta nelle atrocità della guerra di spade: durante la seconda spedizione in Corea nel 1596 Toyotomi ordina ai suoi di tagliare e conservare i nasi di tutti coloro che si oppongono, donne e bambini inclusi: la pila di nasi che Toyotomi colleziona è conservata tutt'oggi vicino al suo mausoleo nel tempio Hokoku di Kyōto.

Ieyasu Tokugawa

Quando l'autorità dei Toyotomi si frantuma in seguito alla morte di Hideyoshi nel 1598, Ieyasu Tokugawa, capo del clan Matsudaira della Provincia di Mikawa e alleato degli Oda, si incarica di portare a compimento l'impresa unificatrice. Ieyasu è legato al clan Oda da una complessa vicenda che risale alla sua infanzia. Al secolo Takechiyo Matsudaira del clan Matsudaira di Mikawa, durante una trattativa per un'alleanza con il clan Imagawa contro gli stessi Oda, Takechiyo, secondo una triste consuetudine, viene inviato come ostaggio a Sumpu, base degli Imagawa. Però Nobuhide, padre di Nobunaga, viene a sapere della trattativa e per impedire l'accordo intercetta la spedizione sequestrando Takechiyo. Il padre di Takechiyo, informato che se non rescinderà l'alleanza con gli Imagawa suo figlio verrà ucciso, risponde che il sacrificio del figlio servirà a dimostrare la fermezza della sua parola. Nobuhide però non uccide Takechiyo: visti i tempi, preferisce conservarlo come merce di scambio.

Ieyasu Tokugawa

E fa bene perché in seguito suo figlio maggiore Nobuhiro finirà prigioniero degli Imagawa e lo scambio dei prigionieri gli salverà la vita. Così Takechiyo, condotto a Sumpu dagli Imagawa, cresce e prende il nome di Motoyasu partecipando alla campagna di guerra contro gli Oda. Nel 1560 le sorti della guerra volgono a sfavore e il capo Imagawa perde la vita. Motoyasu stringe allora un'alleanza segreta con Nobunaga Oda per liberare i suoi familiari ancora in ostaggio degli Imagawa. Il piano è ripetere l'espediente dello scambio di prigionieri: nel 1561 marcia sul castello di un vassallo degli Imagawa, uccide il comandante, prende in ostaggio sua moglie e i suoi figli e ottiene, con la libertà dei suoi familiari, anche l'indipendenza del suo clan.


stemma degli Oda stemma dei Toyotomi stemma dei Tokugawa


Ora che è libero di agire, Motoyasu mostra presto che le sue reali mire vanno al di là di un daymiō qualunque: chiede all'imperatore il riconoscimento ufficiale della sua famiglia come Tokugawa. In questo modo egli intende probabilmente prevenire lo stesso problema incontrato da Hideyoshi Toyotomi nel diventare shōgun. Col nome di Ieyasu Tokugawa è presente sul campo di battaglia al fianco di Oda Nobunaga a Kyotō nel 1573, quando l'ultimo shōgun Muromachi è sconfitto ed esiliato. Più fredda l'alleanza tra Hideyoshi e Ieyasu, che parte con il piede sbagliato dato che alla morte di Nobunaga i due si schierano su fazioni opposte. Ma quando il potere degli Oda viene inglobato dai Toyotomi, i Tokugawa devono adeguarsi al vassallaggio e nel 1590 la battaglia di Odawara è l'unica che Hideyoshi e Ieyasu combattono insieme. Durante quella campagna, però, si accordano per uno scambio di territori e alla vittoria Ieyasu cede a Hideyoshi le provincie originarie dei suoi antenati Matsudaira in cambio di otto provincie nel Kantō. Da allora, la città-fortezza di Edo sarà la roccaforte del clan Tokugawa per 250 anni.

Il castello dei Tokugawa a Edo

Rimasto in disparte a curare gli affari dei suoi feudi durante la disastrosa campagna di Corea, Ieyasu torna in campo alla morte di Hideyoshi mostrando chiaramente di mirare al titolo di shōgun. La coalizione dei feudi orientali, fedele a Ieyasu, si scontrerà con la coalizione dei feudi occidentali, fedele invece a Ishida Mitsunari, nell'epica battaglia di Sekigahara del 1600 che coinvolgerà al'incirca 160.000 uomini e, con la sconfitta definitiva dei feudi occidentali, sarà l'ultimo atto dell'unificazione del Giappone.

Dopo la vittoria a Sekigahara Ieyasu Tokugawa scardina definitivamente l'alleanza dei daimyō occidentali e si afferma come indiscusso regnante su tutto il Giappone. Nel 1603, con l'investitura ufficiale a Shōgun da parte dell'Imperatore Go-Yōzei, comincia l'era dello Shōgunato dei Tokugawa, un'era di pace e isolamento assoluto (Sakoku) durante la quale praticamente nessuno straniero è ammesso a entrare in Giappone per due secoli e mezzo. Lo Shōgun è il capo politico e militare del paese e nonostante che Ieyasu faccia ostentatamente riferimento all'imperatore come al titolare della sua autorità, in effetti dal 1603 al 1867 il centro del potere politico, militare ed economico del paese è la roccaforte del clan Tokugawa, il castello di Edo. Per questo motivo il periodo è chiamato Periodo di Edo.


Il ricevimento dei daimyo al castello di Edo - vedi copyright a fondo pagina

Le prime banconote giapponesi risalgono proprio a questo periodo.

IL SISTEMA DEGLI HAN E LE HAN-SATSU


Intorno al 1600 un monaco mercante dell'area di Ise Yamada emise delle ricevute di deposito, convertibili all'interno dell'area di emissione in monete d'argento utili per il piccolo cambio. Avendole viste, anche i mercanti di Kinki cominciarono ad emetterne e presto i daymiō (soprattutto in occidente) le introdussero sistematicamente nell'economia dei loro feudi allo scopo di risollevarsi dai debiti e supplire alla scarsità di moneta. La loro circolazione fu, salvo poche eccezioni, limitata ai soli feudi di emissione.

Il Giappone feudale è diviso in "han", domíni o provincie di proprietà dei clan, le famiglie della nobiltà terriera di antico lignaggio. Il capofamiglia è il daimyō: nel giappone feudale se ne contano circa 250. L'unità di misura dello han non è l'estensione ma la produttività: infatti, uno han costituito in gran parte da boschi incolti o terreno arido ha un valore inferiore ad uno han costituito da terre coltivate o villaggi abitati, anche se il secondo è meno esteso del primo. L'unità di misura del suo valore è il "koku" (circa 150 kg.) ovvero la quantità di riso necessaria a sfamare una persona per un anno e il minimo valore di uno han è pari a 10.000 koku annui. L'imposta che il daimyō deve pagare allo shōgun viene calcolata in base ai "koku" prodotti dal suo "han" in un anno e alla qualità delle sue terre (che deriva dal tipo di tecnologie implementate, dalla qualità delle abitazioni, dalla quantità di persone che vi vivono ecc...).

Letteralmente “banconote del feudo”, le hansatsu rappresentavano una determinata quantità di qualche bene, solitamente argento ma anche oro, rame, riso, valuta e addirittura sake, e la loro convertibilità era garantita dall'amministrazione del feudo stesso.

La prima hansatsu emessa (circa 1600) - vedi copyright a fondo pagina

Mappa del Giappone feudale tra il 1564 e il 1573 - vedi copyright a fondo pagina

Il fatto che la garanzia delle hansatsu fosse responsabilità del solo han di emissione naturalmente lasciava i possessori delle hansatsu esposti al rischio di perdita in caso di caduta in disgrazia del feudo, come accadde ad esempio ad Akō quando il suo daimyō, fallito il tentativo di uccidere un rivale, fu condannato dallo shōgun a commettere seppuku. Il feudo di Akō fu confiscato e le hansatsu furono rimborsate al 60% da Ōishi Yoshio, karō (amministratore) del feudo. Lo stesso Ōishi, divenuto ronin (samurai senza padrone), insieme ad altri 46 ronin del clan organizzerà con successo la vendetta riuscendo ad uccidere il rivale del suo defunto padrone. Ma questa è un'altra storia...

L'attacco dei 47 ronin

Le hansatsu furono proibite nel 1707 a causa della diffusa contraffazione ma nel 1730 tornarono in vigore sotto lo shōgun Tokugawa Yoshimune, che ne permise l'emissione a scadenza secondo il principio per cui il termine poteva essere tanto più lungo quanto più produttivo era il feudo di emissione. Quando il sistema degli han fu abolito nel 1871, tutti i daimyō furono costretti a restituire i loro poteri all'imperatore Meiji e il sistema feudale venne sostituito con un sistema di Prefetture. Le hansatsu furono convertite fino al 1879 dopodiché scomparvero insieme al quel mondo antico, nobile e violento, che era rimasto ibernato per due secoli e mezzo ed ora si scioglieva sotto un nuovo sole, quello della restaurazione Meiji.



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