L'idea di una valuta di carta nasce storicamente in situazioni di crisi, per fronteggiare la scarsità di metalli preziosi che rendeva difficile il conio di monete in oro, argento o rame.
Le banconote, in origine, avevano valore solo in funzione della loro convertibilità in metallo ed era quindi richiesta la disponibilità di sufficienti riserve auree in grado di soddisfare la domanda di cambio.
Si faceva riferimento alla relazione tra l'oro e la carta con il termine “parità aurea”. Allora le banconote erano davvero "oro di carta".







Il mercato della notafilia (tra parentesi, vorrei lanciare una petizione per cercare un nome che per lo meno non sembri una malattia!) è in equilibrio tra due forze: da un lato è trattenuto dalla situazione economica generale e dalla disponibilità economica del singolo collezionista a spendere per comprare, in ultima analisi, dei pezzi di carta. Infatti il valore delle banconote da collezione è più volatile rispetto a quello delle monete in oro o argento. Dall'altro è sospinto dal fattore rarità: a differenza del metallo, la carta è fragile e in futuro molti esemplari andranno verosimilmente perduti o danneggiati. Quindi il valore delle banconote dovrebbe aumentare, soprattutto se in buono stato di conservazione.


La carta dunque può essere oro, ma per il collezionista lo è anche a prescindere dal valore metallico (in regime di parità aurea) di un biglietto in circolazione o dal valore di mercato di una banconota da collezione. Il nome Oro di Carta si presta a varie sfumature: non ultima quella di un valore che nasce dall'incontro di questi pezzi di carta con la passione e la cultura della persona che li colleziona, col suo vissuto e le sue emozioni.


Oro di Carta vuole rendere omaggio a questo valore aggiunto. Con il vantaggio del colore e del maggiore spazio per il design a disposizione, le banconote sono testimoni storiche privilegiate rispetto alle monete. Fatte per essere tra loro assolutamente interscambiabili, semplici strumenti per comprare altro, nelle mani del collezionista le banconote diventano pezzi unici. Nelle sue mani diventano affascinanti tessere di un mosaico infinito di storie.










Forse questa è la "scommessa" impossibile del collezionista: che l'insieme di queste storie possa illustrare la SUA storia.







Davide Oldrati